martedì 31 maggio 2011

San Giustino Martire - Liturgia

 Liturgia di San Giustino, martire

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA

 

   

1 GIUGNO
SAN GIUSTINO, MARTIRE

 (sec. II)
 Memoria
 

LETTURE: 1 Cor 1, 18-25Sal 30; Lc 9, 23-26
 

Filosofo palestinese di Nablus (Samaria) proveniva dal paganesimo. Trovò nel Cristo la verità senza limiti. Elaborò una sintesi del pensiero cristiano nei suoi molteplici scritti, di cui ci rimangono solo due Apologie e il Dialogo con Trifone. Aprì a Roma una scuola dove teneva per il pubblico « tavole rotonde » su problemi religiosi. Difese la Chiesa contro gli attacchi dei pagani e pagò col proprio sangue la sua fedeltà ad essa (163, o 165). Egli è il portavoce della Chiesa preoccupata di andar incontro al mondo e di aprire un « dialogo » con esso per fargli conoscere la buona novella che è Cristo.
Nella formazione dei catecumeni, cioè di coloro che aspiravano a diventare cristiani, si preoccupava di mostrare il legame stretto fra il Battesimo e l'Eucaristia. Giustino è un nome importante nella storia della liturgia della Messa. La Preghiera eucaristica è continuazione ininterrotta lungo i secoli del comando di Gesù: « Fate questo in memoria di me ».

La Chiesa, riformando la Messa, è preoccupata di trasmettere con purezza quanto essa ha ricevuto dal Signore e di formare, attorno all'Eucaristia e in forza di essa, la «comunità» (cf P0 6). Oggi si impone l'esigenza di creare forme nuove di « catecumenato » per chi viene alla fede e per i battezzati che devono ravvivarla e viverla. Ciò coinvolge la necessità di una più autentica presentazione del Vangelo di Cristo, e di una pastorale orientata a formare la « comunità » cristiana, aperta, accogliente, fervorosa, fraterna: atta a sostenere la «conversione» dei nuovi catecumeni e la « testimonianza » di tutti i suoi membri. Se questo manca, la maggioranza dei battezzati e dei convertiti non persevererà operosamente nella fede.
 

Ho aderito alla vera dottrina

Dagli «Atti del martirio» dei santi Giustino e Compagni
(Cap. 1-5; cfr. PG 6, 1366-1371)

Dopo il loro arresto, i santi furono condotti dal prefetto di Roma di nome Rustico. Comparsi davanti al tribunale, il prefetto Rustico disse a Giustino: «Anzitutto credi agli dei e presta ossequio agli imperatori».
Giustino disse: «Di nulla si può biasimare o incolpare chi obbedisce ai comandamenti del Salvatore nostro Gesù Cristo».
Il prefetto Rustico disse: «Quale dottrina professi?». Giustino rispose: «Ho tentato di imparare tutte le filosofie, poi ho aderito alla vera dottrina, a quella dei cristiani, sebbene questa non trovi simpatia presso coloro che sono irretiti dall'errore».
Il prefetto Rustico disse: «E tu, miserabile, trovi gusto in quella dottrina?». Giustino rispose: «Si, perché io la seguo con retta fede».
Il prefetto Rustico disse: «E qual è questa dottrina?». Giustino rispose: «Quella di adorare il Dio dei cristiani, che riteniamo unico creatore e artefice, fin da principio, di tutto l'universo, delle cose visibili e invisibili; e inoltre il Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, che fu preannunziato dai profeti come colui che doveva venire tra gli uomini araldo di salvezza e maestro di buone dottrine. E io, da semplice uomo, riconosco di dire ben poco di fronte alla sua infinita Deità. Riconosco che questa capacità è propria dei profeti che preannunziano costui che poco fa ho detto essere Figlio di Dio. So bene infatti che i profeti per divina ispirazione predissero la sua venuta tra gli uomini».
Rustico disse: «Sei dunque cristiano?». Giustino rispose: «Si, sono cristiano».
Il prefetto disse a Giustino: «Ascolta, tu che sei ritenuto sapiente e credi di conoscere la vera dottrina; se dopo di essere stato flagellato sarai decapitato, ritieni di salire al cielo?». Giustino rispose: «Spero di entrare in quella dimora se soffrirò questo. Io so infatti che per tutti coloro che avranno vissuto santamente, è riservato il favore divino sino alla fine del mondo intero».
Il prefetto Rustico disse: «Tu dunque ti immagini di salire al cielo, per ricevere una degna ricompensa?». Rispose Giustino: «Non me l'immagino, ma lo so esattamente e ne sono sicurissimo».
Il prefetto Rustico disse: «Orsù torniamo al discorso che ci siamo proposti e che urge di più. Riunitevi insieme e sacrificate concordemente agli dei». Giustino rispose: «Nessuno che sia sano di mente passerà dalla pietà all'empietà».
Il prefetto Rustico disse: «Se non ubbidirete ai miei ordini, sarete torturati senza misericordia».
Giustino rispose: «Abbiamo fiducia di salvarci per nostro Signore Gesù Cristo se saremo sottoposti alla pena, perché questo ci darà salvezza e fiducia davanti al tribunale più temibile e universale del nostro Signore e Salvatore».
Altrettanto dissero anche tutti gli altri martiri: «Fà quello che vuoi; noi siamo cristiani e non sacrifichiamo agli idoli».
Il prefetto Rustico pronunziò la sentenza dicendo: «Coloro che non hanno voluto sacrificare agli dei e ubbidire all'ordine dell'imperatore, dopo essere stati flagellati siano condotti via per essere decapitati a norma di legge».
I santi martiri glorificando Dio, giunti al luogo solito, furono decapitati e portarono a termine la testimonianza della loro professione di fede nel Salvatore.
 

MESSALE

Antifona d'Ingresso  Cf Sal 118,85.46
I superbi mi hanno narrato cose vane,
ignorando la tua legge; io invece parlavo 
della tua legge davanti ai re senza arrossire.


Colletta

O Dio, che hai donato al santo martire Giustino una mirabile conoscenza del mistero del Cristo, attraverso la sublime follia della Croce, per la sua intercessione allontana da noi le tenebre dell'errore e confermaci nella professione della vera fede. Per il nostro Signore...


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura  1 Cor 1, 18-25
A Dio è piaciuto di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, la parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l'intelligenza degli intelligenti. 
Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo?
Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. 
E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. 


Salmo Responsoriale
  Dal Salmo 30
Sei tu, Signore, la mia salvezza.

Sii per me la rupe che mi accoglie, 
la cinta di riparo che mi salva. 
Tu sei la mia roccia e il mio baluardo, 
per il tuo nome dirigi i miei passi. 

Mi affido alle tue mani; 
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele. 
Io ho fede in te, Signore. 
Esulterò di gioia per la tua grazia.

Fà splendere il tuo volto sul tuo servo, 
salvami per la tua misericordia. 
Tu mi nascondi al riparo del tuo volto, 
lontano dagli intrighi degli uomini.

Canto al Vangelo  1 Pt 4,14
Alleluia, alleluia.

Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo,
perché lo spirito di Dio riposa su di voi.

Alleluia.

   

   

Vangelo  Lc 9, 23-26
Chi perderà la propria vita per me, la salverà.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva a tutti: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. 
Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso? 
Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi».


Sulle Offerte 
Accogli le nostre offerte, Signore, e donaci di celebrare degnamente questi misteri, che il tuo martire san Giustino testimoniò e difese con intrepida fortezza. Per Cristo nostro Signore.


Antifona alla Comunione  1 Cor 2,2
Ritengo di non saper altro in mezzo a voi,
se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso.

Dopo la Comunione 
O Dio, che in questo sacramento ci hai dato il cibo della vita eterna, fa' che seguendo gli insegnamenti del martire san Giustino, viviamo in perenne rendimento di grazie per i tuoi benefici. Per Cristo nostro Signore.

Mercoledì - 6a Settimana di Pasqua

1 GIUGNO
VI
 
SETTIMANA DI PASQUA - MERCOLEDÌ
SAN GIUSTINO, MARTIRE (m) 

MESSALE
 

Antifona d'Ingresso  Cf Sal 118,85.46
I superbi mi hanno narrato cose vane,
ignorando la tua legge; io invece parlavo 
della tua legge davanti ai re senza arrossire.
 

Colletta

O Dio, che hai donato al santo martire Giustino una mirabile conoscenza del mistero del Cristo, attraverso la sublime follia della Croce, per la sua intercessione allontana da noi le tenebre dell'errore e confermaci nella professione della vera fede. Per il nostro Signore...
  

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura   At 17, 15-22-18,1
Colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio.

Dagli Atti degli Apostoli.
In quei giorni, quelli che accompagnavano Paolo lo condussero fino ad Atene e ripartirono con l'ordine, per Sila e Timòteo, di raggiungerlo al più presto.
Paolo, in piedi in mezzo all'Areòpago, disse: «Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l'iscrizione: "A un Dio ignoto".
Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa: è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: "Perché di lui anche noi siamo stirpe".
Poiché dunque siamo stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'ingegno umano. Ora Dio, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».
Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: «Su questo ti sentiremo un'altra volta». Così Paolo si allontanò da loro. Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corìnto.


Salmo Responsoriale   Dal Salmo 148
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. 

Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell'alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.

I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le ragazze,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore.

Perché solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Ha accresciuto la potenza del suo popolo.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli d'Israele, popolo a lui vicino.


Canto al Vangelo  
Gv 14,16
Alleluia, alleluia.

Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito
perché rimanga con voi per sempre.

Alleluia.
  
Vangelo   Gv 16, 12-15
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
 

Sulle Offerte
O Dio, che in questo misterioso scambio di doni ci fai partecipare alla comunione con te, unico e sommo bene, concedi che la luce della tua verità sia testimoniata dalla nostra vita. Per Cristo nostro Signore
.   

Sulle Offerte
Accogli le nostre offerte, Signore, e donaci di celebrare degnamente questi misteri, che il tuo martire san Giustino testimoniò e difese con intrepida fortezza. Per Cristo nostro Signore.


Antifona alla Comunione  1 Cor 2,2
Ritengo di non saper altro in mezzo a voi,
se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso.

Dopo la Comunione
O Dio, che in questo sacramento ci hai dato il cibo della vita eterna, fa' che seguendo gli insegnamenti del martire san Giustino, viviamo in perenne rendimento di grazie per i tuoi benefici. Per Cristo nostro Signore. 

lunedì 30 maggio 2011

Martedì - Visitazione della Beata Vergine Maria

  

 Liturgia della Visitazione della Beata Vergine Maria  *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA

 

   

31 MAGGIO
VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA  

Festa
 

LETTURE: Sof 3, 14-18; Cant 2,8.10-14Lc 1, 39-56
 

Il  mese che la devozione popolare cristiana vuole dedicato in particolare al culto della Madre di Dio si chiude con la festa liturgica che ricorda il secondo «mistero gaudioso». Maria vergine andò sollecita dalla cugina Elisabetta per offrire i servizi che una giovane donna può compiere per una donna anziana, che attende di diventare madre. Maria fu pure mossa dal desiderio di comunicare alla cugina la gioia che essa provava per la «meraviglia» operata in lei dal Signore. A queste ragioni umane Luca ne aggiunge un'altra di ordine divino.
Il  frasario che egli usa per riferire il fatto fa capire che l'abitazione di Dio in mezzo agli uomini si colloca su un nuovo piano anche nella persona di Maria. Mentre porta il suo bambino, ella è la vera dimora di Dio e come tale viene riverita dalla cugina. Ecco dunque che Dio viene ad abitare fra gli uomini, ma la dimora non e più un tempio di pietra è una persona! D'ora innanzi non sarà più con le pietre che si edificherà la abitazione di Dio sulla terra, ma con la fede, la carità, la dedizione, la speranza. La festa della «Visitazione» è stata celebrata dai Francescani fin dal secolo XIII. Papa Bonifacio IX la introdusse nel calendario universale della Chiesa e Clemente VIII (1608) compose i testi liturgici dell'officiatura precedente l'ultima riforma. Tradizionalmente celebrata il 2 luglio, questa festa è stata anticipata dal nuovo calendario per armonizzarla con la memoria degli avvenimenti del Vangelo lungo l'anno liturgico, ponendola tra l'Annunciazione del Signore il 25 marzo e la nascita di Giovanni Battista il 24 giugno.
L'Eucaristia, mentre celebra oggi il fatto della visita di Maria alla cugina Elisabetta, attua la incessante «visita» di Dio alla sua Chiesa e alla nostra assemblea, per fare di ognuno un «portatore di Cristo».
 

    

  

Maria magnifica il Signore che opera in lei

Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile, sacerdote
(Lib. 1, 4; CCL 122, 25-26, 30)
«L'anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore» (Lc 1, 46). Con queste parole Maria per prima cosa proclama i doni speciali a lei concessi, poi enumera i benefici universali con i quali Dio non cessò di provvedere al genere umano per l'eternità.
Magnifica il Signore l'anima di colui che volge a lode e gloria del Signore tutto ciò che passa nel suo mondo interiore, di colui che, osservando i precetti di Dio, dimostra di pensare sempre alla potenza della sua maestà.
Esulta in Dio suo salvatore, lo spirito di colui che solo si diletta nel ricordo del suo creatore dal quale spera la salvezza eterna.
Queste parole, che stanno bene sulle labbra di tutte le anime perfette, erano adatte soprattutto alla beata Madre di Dio. Per un privilegio unico essa ardeva d'amore spirituale per colui della cui concezione corporale ella si rallegrava. A buon diritto ella poté esultare più di tutti gli altri santi di gioia straordinaria in Gesù suo salvatore. Sapeva infatti che l'autore eterno della salvezza, sarebbe nato dalla sua carne, con una nascita temporale e in quanto unica e medesima persona, sarebbe stato nello stesso tempo suo figlio e suo Signore.
«Cose grandi ha fatto a me l'onnipotente e santo è il suo nome».
Niente dunque viene dai suoi meriti, dal momento che ella riferisce tutta la sua grandezza al dono di lui, il quale essendo essenzialmente potente e grande, è solito rendere forti e grandi i suoi fedeli da piccoli e deboli quali sono. Bene poi aggiunse: «E Santo è il suo nome», per avvertire gli ascoltatori, anzi per insegnare a tutti coloro ai quali sarebbero arrivate le sue parole ad aver fiducia nel suo nome e a invocarlo. Così essi pure avrebbero potuto godere della santità eterna e della vera salvezza, secondo il detto profetico: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato» (Gl 3, 5).
Infatti è questo stesso il nome di cui sopra si dice: «Ed esultò il mio spirito in Dio, mio salvatore».
Perciò nella santa Chiesa è invalsa la consuetudine bellissima ed utilissima di cantare l'inno di Maria ogni giorno nella salmodia vespertina. Così la memoria abituale dell'incarnazione del Signore accende di amore i fedeli, e la meditazione frequente degli esempi di sua Madre, li conferma saldamente nella virtù. Ed è parso bene che ciò avvenisse di sera, perché la nostra mente stanca e distratta in tante cose, con il sopraggiungere del tempo del riposo si concentrasse tutta in se medesima.
 

MESSALE

Antifona d'Ingresso  Sal 65,16
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio:
vi racconterò quanto ha fatto il Signore
per l'anima mia.

 

Veníte, audíte, et narrábo, omnes

qui timétis Deum, quanta fecit

Dóminus ánimæ meæ (T.P. allelúia).

 
Colletta

Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo disegno di amore hai ispirato alla beata Vergine Maria, che portava in grembo il tuo Figlio, di visitare sant'Elisabetta, concedi a noi di essere docili all'azione del tuo Spirito, per magnificare con Maria il tuo santo nome. Per il nostro Signore Gesù...

 

Omnípotens sempitérne Deus, qui beátam Vírginem Maríam, Fílium tuum gestántem, ad visitándam Elísabeth inspirásti, præsta, quæsumus, ut, afflánti Spirítui obsequéntes, cum ipsa te semper magnificáre possímus. Per Dóminum.

 
LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura  Sof 3, 14-18
Re d'Israele è il Signore in mezzo a te.

Dal libro del profeta Sofonìa
Rallégrati, figlia di Sion,
grida di gioia, Israele,
esulta e acclama con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re d'Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non temerai più alcuna sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
«Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è un salvatore potente.
Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia».

   

O
ppure
  Rm 12, 9-16
Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell'ospitalità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, la carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. 
Non siate pigri nel fare il bene; siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. 
Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell'ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile.


Salmo Responsoriale  
Ct 2,8.10-14
La tua visita, Signore, ci colma di gioia


Una voce! Il mio diletto! 
Eccolo, viene saltando per i monti, 
balzando per le colline. 

Ora parla il mio diletto e mi dice: 
«Alzati, amica mia, mia tutta bella, e vieni! 
Perché, ecco, l'inverno è passato, 
è cessata la pioggia, se n'è andata. 

I fiori sono apparsi nei campi, 
il tempo del canto è tornato 
e la voce della tortora ancora si fa sentire 
nella nostra campagna. 
Il fico ha messo fuori i primi frutti 
e le viti fiorite spandono fragranza. 

O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, 
nei nascondigli dei dirùpi, 
mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, 
perché la tua voce è soave, 
il tuo viso è leggiadro».


Canto al Vangelo
   Cf Lc 1,39,44
Alleluia, alleluia.

Maria si mise in viaggio, sollecita, verso la montagna;
alla voce del suo saluto, Elisabetta trasalì di gioia.
Alleluia.  

  

Vangelo  Lc 1, 39-56
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente: ha innalzato gli umili.

Dal vangelo secondo Luca
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. 
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse: 

«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.


Sulle Offerte 

Dio onnipotente, che hai accolto e benedetto il gesto di carità di Maria, Madre del tuo unico Figlio, accetta i doni che ti offriamo e trasformali per noi in sacrificio di salvezza. Per Cristo nostro Signore.

 

Maiestáti tuæ, Dómine, hoc nostrum gratum sit sacrifícium salutáre, sicut beatíssimæ Unigéniti tui Matris habuísti acceptábilem caritátem. Per Christum.

 
Prefazio della Beata Vergine Maria II

La Chiesa con Maria magnifica il Signore

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza, renderti grazie, o Padre,
per le meraviglie che hai operato nei tuoi santi,
Ma è sopratutto dolce e doveroso
in questa memoria della beata Vergine Maria
magnificare il tuo amore per noi
con il tuo stesso cantico di lode.

Grandi cose tu hai fatto Signore,
per tutta l'estensione della terra,
e hai prolungato nei secoli l'opera della tua misericordia,
quando, volgendoti  all'umile tua serva,
per mezzo di lei ci hai donato il Salvatore del mondo,
il tuo Figlio, Gesù Cristo, nostro Signore.

E noi, con tutti gli angeli del cielo,
innalziamo a te il il nostro canto,
e proclamiamo insieme la tua gloria:
 
Santo, Santo, Santo ...

 

Vere dignum et iustum est,

æquum et salutáre,

in ómnium Sanctórum provéctu

te mirábilem confitéri, et potíssimum,

beátæ Vírginis Maríæ memóriam recoléntes,

cleméntiam tuam ipsíus grato magnificáre præcónio.

 

Vere namque in omnes terræ fines magna fecísti,

ac tuam in sæcula prorogásti misericórdiæ largitátem,

cum, ancíllæ tuæ humilitátem aspíciens,

per eam dedísti humánæ salútis auctórem,

Fílium tuum, Iesum Christum, Dóminum nostrum.

 

Per quem maiestátem tuam adórat exércitus

Angelórum, ante conspéctum tuum in æternitáte

lætántium.

Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas,

deprecámur, sócia exsultatióne dicéntes:

 

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

 
Antifona alla Comunione
  Lc 1,48-49
Tutte le generazioni mi chiameranno beata,
perché grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente,
e santo è il suo nome.

 

Beátam me dicent omnes generatiónes,

quia fecit mihi magna qui potens est,

et sanctum nomen eius (T.P. allelúia).

 
Dopo la Comunione 

Ti magnifichi, o Padre, la tua Chiesa, perché hai operato grandi cose per coloro che, sull'esempio di Maria, credono nella tua parola, e come Giovanni sentì la presenza nascosta di Cristo tuo Figlio, così il popolo esultante riconosca in questo sacramento la presenza del suo Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

 

Magníficet te, Deus, Ecclésia tua qui tuis fecísti magna fidélibus, et, quem laténtem beátus Ioánnes cum exsultatióne præsénsit, eúndem semper vivéntem cum lætítia in hoc percípiat sacraménto. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.

LUNEDì - 6a Settimana di Pasqua

VI SETTIMANA DI PASQUA - LUNEDÌ
MESSALE 
 

Antifona d'Ingresso   Rm 6,9
Cristo risorto più non muore,
la morte non ha più potere su di lui, alleluia.

 

Christus resúrgens ex mórtuis iam non móritur,

mors illi ultra non dominábitur, allelúia.
 

Colletta
Donaci, Padre misericordioso, di rendere presente in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua, che si attua nei tuoi misteri. Per il nostro Signore...

 

Concéde, miséricors Deus, ut, quod paschálibus exséquimur institútis, fructíferum nobis omni témpore sentiámus. Per Dóminum.

 
LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura   At 16, 11-15
Il Signore aprì il cuore a Lidia per aderire alle parole di Paolo.

Dagli Atti degli Apostoli
Salpati da Tròade, facemmo vela direttamente verso Samotràcia e, il giorno dopo, verso Neàpoli e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedònia.
Restammo in questa città alcuni giorni. Il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera e, dopo aver preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite.
Ad ascoltare c'era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo.
Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò dicendo: «Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite e rimanete nella mia casa». E ci costrinse ad accettare.
 

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 149 
Il Signore ama il suo popolo.

Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell'assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo creatore,
esultino nel loro re i figli di Sion.

Lodino il suo nome con danze,
con tamburelli e cetre gli cantino inni.
Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria.

Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
Le lodi di Dio sulla loro bocca.
Questo è un onore per tutti i suoi fedeli.


Canto al Vangelo
     Gv 15,26.27
Alleluia, alleluia.
Lo Spirito della verità darà testimonianza di me,
dice il Signore,
e anche voi date testimonianza.

Alleluia.


Vangelo  Gv 15, 26 - 16,4
Lo Spirito della verità darà testimonianza di me.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l'ho detto».


Sulle Offerte
Accogli, Signore, i doni della tua Chiesa in festa, e poiché le hai dato il motivo di tanta gioia, donale anche il frutto di una perenne letizia. Per Cristo nostro Signore.

 

Súscipe múnera, Dómine, quæsumus, exsultántis Ecclésiæ, et cui causam tanti gáudii præstitísti, perpétuæ fructum concéde lætítiæ. Per Christum.
 

Prefazio Pasquale V
Cristo sacerdote e vittima
 

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e sopratutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero, 
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:

 
Santo, Santo, Santo il Signore ...
 

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:

Te quidem, Dómine,

omni témpore confitéri,

sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,

cum Pascha nostrum immolátus est Christus.

 

Qui, oblatióne córporis sui,

antíqua sacrifícia in crucis veritáte perfécit,

et, seípsum tibi pro nostra salúte comméndans,

idem sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.

 

Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:

 

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

 
Comunione
   Gv 20,19
Gesù si fermò in mezzo ai suoi discepoli e disse loro: 
«Pace a voi», alleluia.

 

Stetit Iesus in médio discipulórum suórum,

et dixit eis: Pax vobis, allelúia.

 
Dopo la Comunione

Guarda con bontà, o Signore, il tuo popolo, che hai rinnovato con i sacramenti pasquali, e guidalo alla gloria incorruttibile della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.

 

Pópulum tuum, quæsumus, Dómine, intuére benígnus, et, quem ætérnis dignátus es renováre mystériis, ad incorruptíbilem glorificándæ carnis resurrectiónem perveníre concéde. Per Christum.

 

sabato 28 maggio 2011

DOMENICA - 6a Settimana di Pasqua

   

VI DOMENICA DI PASQUA  

LETTURE: At 8,5-8.14-17Sal 65; 1 Pt 3,15-18Gv 14,15-21
 

Gesù risorto testimoniato dai cristiani che si amano

Lo Spirito continua a rendere attuali, nella Chiesa e nelle singole comunità, le realtà pasquali. La promessa di Gesù (cf vangelo) non è solo motivo di fiducia e di consolazione per i discepoli che lo ascoltano e che egli sta per lasciare; è una realtà che si prolunga nella storia: lo Spirito è all'opera nel cuore dei credenti e di ogni uomo di buona volontà, per un cammino di crescita nella via della verità e dell'amore.

Profeti dell'amore

Nel vangelo di questa domenica la promessa dello Spirito è strettamente unita al tema dell'amore. Di fatto, lo Spirito che il Signore promette e che viene dal Padre, è Spirito di amore; e di questo i cristiani sono chiamati a rendere testimonianza.
Una testimonianza visibile e convincente sarà quell'amore scambievole che deve (o dovrebbe) caratterizzare le comunità cristiane. «Guardate come si amano», dicevano i pagani dei primi cristiani. Oggi i nuovi pagani post-cristiani possono dire altrettanto guardando i cristiani? o il comportamento dei cristiani è tale da farli diffidare del cristianesimo e della sua insistenza sull'amore? Con ogni probabilità, parliamo troppo di amore, ne facciamo quasi un genere letterario; ma non lo viviamo sinceramente tra noi, divisi come siamo da pregiudizi, settarismi, ghetti diversi.
Ma la testimonianza si manifesterà pure attraverso un amore sincero e disinteressato. In ogni epoca la Chiesa è chiamata a dare prova del suo amore fattivo. Nei secoli scorsi si è impegnata per la salvaguardia e la diffusione della cultura, si è data alle opere assistenziali per i poveri e gli indigenti, ha fondato ospedali, si è presa cura dell'istruzione del popolo, ha creato i primi servizi sociali. Oggi tutto questo viene assunto e svolto dallo Stato. Pur liberata da questi compiti immediati, l'attenzione della Chiesa rimane sempre incentrata sull'uomo. «La Chiesa — si legge nellaRedemptor hominis — non può abbandonare l'uomo, la cui "sorte", cioè la scelta, la chiamata, la nascita e la morte, la salvezza o la perdizione, sono in modo così stretto ed indissolubile unite al Cristo... L'uomo — infatti — è la prima e fondamentale via della Chiesa...»(n. 14).

Dove nasce la Chiesa
Anche l'evangelizzazione è opera di amore che spinge ad annunciare a tutti la salvezza di Cristo. Nella prima lettura vediamo attuarsi questo dinamismo missionario della Chiesa apostolica. L'annuncio del vangelo oltrepassa i confini della Giudea, giunge in Samaria e si diffonde attraverso la parola e i «segni» L'intervento degli apostoli, con l'imposizione delle mani e l'effusione dello Spirito è un chiaro segno dell'unità che si instaura fra comunità religiose tradizionalmente in conflitto come i giudei e i samaritani (cf Gv 4,9). Ora l'unico Spirito ricevuto dagli uni e dagli altri testimonia che tutti sono di Cristo, in comunione di fede e di amore; così la Chiesa cresce in espansione e in unità, superando tensioni e contrasti. I segni esistenziali che testimoniano tale comunione in mezzo e di fronte a un mondo ostile, vengono ricordati nella lettera di Pietro: la mitezza, la buona coscienza, il rispetto reciproco, il saper soffrire operando il bene piuttosto che il male... (cf seconda lettura, da confrontare con Gal 5,22-23a). Sono altrettanti atteggiamenti che traducono in concreto l'amore di Cristo e mediante i quali i cristiani possono dare ragione della speranza che è in loro, e rendere credibile la missione evangelizzatrice. Mentre lo Spirito Santo, sempre presente nella Chiesa, la guida nella continua ricerca di un adeguamento della missione alla parola di verità.


L'assemblea liturgica, epifania dello Spirito
Gesù ha promesso alla Chiesa il dono dello Spirito come presenza attualizzante della propria opera ormai compiuta. Tale promessa si realizza in modo tutto particolare nella celebrazione eucaristica. È  lo Spirito del Signore risorto che crea la comunione fra tutti i membri dell'assemblea, fra questa e tutte le altre comunità che celebrano la medesima eucaristia. È lo Spirito di verità che illumina e attualizza la Parola di Dio annunciata ai credenti, la fa penetrare nei loro cuori perché diventi realtà di vita e si traduca in atteggiamenti ispirati all'amore evangelico. Nella Preghiera eucaristica, lo Spirito Santo viene invocato per la santificazione del pane e del vino, perché diventino «il corpo e il sangue di Gesù Cristo», e per la comunione della Chiesa, perché noi che ci nutriamo del corpo e del sangue dei Signore «diventiamo un solo corpo e un solo Spirito» (cf Preghiera eucaristica II, III e IV). Infine, la comunione al corpo glorioso di Cristo rinnova in noi l'effusione del medesimo Spirito, e fa sì che accresca in noi «l'efficacia dei mistero pasquale» perché, «rinnovati nello spirito, possiamo rispondere sempre meglio all'opera della... redenzione» del Signore.

 

Dio ci ha riconciliati per mezzo di Cristo 
e ci ha affidato il ministero della riconciliazione

Dal «Commento sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Cirillo di Alessandria, vescovo  (Cap. 5, 5 - 6; PG 74, 942-943)
Chi ha il pegno dello Spirito e possiede la speranza della risurrezione, tiene come già presente ciò che aspetta e quindi può dire con ragione di non conoscere alcuno secondo la carne, di sentirsi, cioè, fin d'ora partecipe della condizione del Cristo glorioso. Ciò vale per tutti noi che siamo spirituali ed estranei alla corruzione della carne. Infatti, brillando a noi l'Unigenito, siamo trasformati nel Verbo stesso che tutto vivifica. Quando regnava il peccato eravamo tutti vincolati dalle catene della morte. Ora che è subentrata al peccato la giustizia di Cristo, ci siamo liberati dall'antico stato di decadenza. 
Quando diciamo che nessuno è più nella carne intendiamo riferirci a quella condizione connaturale alla creatura umana che comprende, fra l'altro, la particolare caducità propria dei corpi. Vi fa cenno san Paolo quando dice: «Infatti anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così» (2 Cor 5, 16). In altre parole: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14), e per la vita di noi tutti accettò la morte del corpo. La nostra fede prima ce lo fa conoscere morto, poi però non più morto, ma vivo; vivo con il corpo risuscitato al terzo giorno; vivo presso il Padre ormai in una condizione superiore a quella connaturale ai corpi che vivono sulla terra. Morto infatti una volta sola non muore più, la morte non ha più alcun potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio (cfr. Rm 6, 8-9).
Pertanto se si trova in questo stato colui che si fece per noi antesignano di vita, è assolutamente necessario che anche noi, calcando le sue orme, ci riteniamo vivi della sua stessa vita, superiore alla vita naturale della persona umana. Perciò molto giustamente san Paolo scrive: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le vecchie cose sono passate, ecco ne sono nate di nuove!» (2 Cor 5, 17). Fummo infatti giustificati in Cristo per mezzo della fede, e la forza della maledizione è venuta meno. Poiché egli è risuscitato per noi, dopo essersi messo sotto i piedi la potenza della morte, noi conosciamo il vero Dio nella sua stessa natura, e a lui rendiamo culto in spirito e verità, con la mediazione del Figlio, il quale dona al mondo, da parte del Padre, le benedizioni celesti.
Perciò molto a proposito san Paolo scrive: «Tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante in Cristo» (2 Cor 5, 18). In realtà il mistero dell'incarnazione e il conseguente rinnovamento non avvengono al di fuori della volontà del Padre. Senza dubbio per mezzo di Cristo abbiamo acquistato l'accesso al Padre, dal momento che nessuno viene al Padre, come egli stesso dice, se non per mezzo di lui. Perciò «tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati mediante Cristo, ed ha affidato a noi il ministero della riconciliazione» (2 Cor 5, 18).
 

MESSALE

Antifona d'Ingresso  Cf Is 48,20
Con voce di giubilo date il grande annunzio,
fatelo giungere ai confini del mondo:
il Signore ha liberato il suo popolo. Alleluia.

 

Vocem iucunditátis annuntiáte,

et audiátur, annuntiáte usque ad

extrémum terræ: liberávit Dóminus pópulum suum, allelúia.

 
Colletta

Dio onnipotente, fa' che viviamo con rinnovato impegno questi giorni di letizia in onore del Cristo risorto, per testimoniare nelle opere il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede. Per il nostro Signore...

 

Fac nos, omnípotens Deus, hos lætítiæ dies, quos in honórem Dómini resurgéntis exséquimur, afféctu sédulo celebráre, ut quod recordatióne percúrrimus semper in ópere teneámus. Per Dóminum.

 
Oppure: 
O Dio, che ci hai redenti nel Cristo tuo Figlio messo a morte per i nostri peccati e risuscitato alla vita immortale, confermaci con il tuo Spirito di verità, perché nella gioia che viene da te, siamo pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi. Per il nostro Signore...


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura  
At 8, 5-8. 14-17
Imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.


Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.
Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.


Salmo Responsoriale
   
Dal Salmo 65
Acclamate Dio, voi tutti della terra. 
Oppure:  Alleluia, alleluia, alleluia.


Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno. 

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. 

   

Seconda Lettura
  1 Pt 3, 15-18
Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito.


Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. 
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. 
Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

 
Canto al Vangelo
  Gv 14,23
Alleluia, alleluia.

Se uno mi ama, osserva la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

Alleluia.


  

Vangelo  Gv 14, 15-21
Pregherò il Padre che egli vi darà un altro Consolatore.


Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
 
  
Sulle Offerte 
Accogli Signore, l'offerta del nostro sacrificio, perché, rinnovati nello Spirito, possiamo rispondere sempre meglio all'opera della tua redenzione. Per Cristo nostro Signore.

 

Ascéndant ad te, Dómine, preces nostræ cum oblatiónibus hostiárum, ut, tua dignatióne mundáti, sacraméntis magnæ pietátis aptémur. Per Christum.

 
Prefazio Pasquale V
Cristo sacerdote e vittima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
soprattutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero, 
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...

 

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:

Te quidem, Dómine,

omni témpore confitéri,

sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,

cum Pascha nostrum immolátus est Christus.

 

Qui, oblatióne córporis sui,

antíqua sacrifícia in crucis veritáte perfécit,

et, seípsum tibi pro nostra salúte comméndans,

idem sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.

 

Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:

 

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Antifona alla Comunione  Gv 14,15-16
«Se mi amate, 
osservate i miei comandamenti», dice il Signore.
«Io pregherò il Padre,
ed egli vi darà un'altro Consolatore,
che rimanga con voi in eterno». Alleluia.

 

Si dilígitis me,

mandáta mea serváte,

dicit Dóminus.

Et ego rogábo Patrem,

et álium Paráclitum dabit vobis,

ut máneat vobíscum in ætérnum, allelúia.


Dopo la Comunione 
Dio grande e misericordioso, che nel Signore risorto riporti l'umanità alla speranza eterna, accresci in noi l'efficacia del mistero pasquale con la forza di questo sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore. 

 

Omnípotens sempitérne Deus, qui ad ætérnam vitam in Christi resurrectióne nos réparas, fructum in nobis paschális multíplica sacraménti, et fortitúdinem cibi salutáris nostris infúnde pectóribus. Per Christum.